Trionfi e sorprese: il racconto della NBA Cup 2024!
Si è conclusa la seconda edizione della NBA Cup, il torneo intra-stagionale della NBA ispirato alle coppe nazionali di calcio, che ha visto trionfare i Milwaukee Bucks, con Giannis Antetokounmpo eletto MVP del torneo. Guidati dal Greco, i Bucks hanno dominato nelle fasi finali, dando seguito a un grande periodo di forma e imponendosi in finale su Oklahoma City
Ma cos’è l’NBA Cup? Si tratta di una neonata iniziativa dell’NBA per riaccendere l’interesse dei tifosi e dei giocatori, attratti dai premi in denaro per semifinalisti e finalisti, verso i mesi autunnali di stagione, notoriamente meno seguiti a differenza dalla primavera caratterizzata dalla “Trade deadline” (la chiusura della finestra per gli scambi) e da partite decisive in ottica qualificazione ai playoff.
All’NBA Cup partecipano tutte le trena franchigie, suddivise in tre gironi da cinque per ogni conference, sorteggiati randomicamente. Dopo le quattro partite del girone, al tabellone passano le prime e la miglior seconda, le migliori quattro poi si affrontano testa a testa in quarti e semifinale e le due vincitrici di ogni conference si affrontano in finale. La particolarità della coppa è che fino ai quarti si gioca normalmente in casa e trasferta, mentre le semifinali e la finale vengono giocate in campo neutro a Las Vegas, città dove si vuole portare interesse e che si ipotizza possa ospitare a breve una nuova franchigia NBA.
Un dettaglio importante a cui ha pensato l’NBA in fase di progettazione è stato quello di conteggiare tutte le partite, tranne la finale, come partite di regular season, al fine di non aumentare il carico a cui vengono sottoposti i giocatori, che già devono giocarne 82 più eventuali playoff. Quest’anno ad est sono passati alla fase eliminatoria i New York Knicks, Milwaukee Bucks, Atlanta Hawks e gli Orlando Magic (miglior seconda), mentre a ovest Houston Rockets, Oklahoma City Thunder, Golden State Warriors e Dallas Mavericks (miglior seconda). Ma andiamo a vedere un po’ più nel dettaglio quali sono state le squadre più interessanti di questa NBA Cup.
Milwaukee Bucks
Difficile non partire dai vincitori del torneo, anche se non proprio i favoriti. La squadra di Doc Rivers è la più grande incognita della stagione: dopo un inizio horror, Milwaukee ha messo in scena un lungo filotto di vittorie entrando nella fase a eliminazione del torneo, e terminando in una sorprendente quanto schiacciante vittoria contro OKC in finale. Ciò nonostante, ci sono ancora lacune soprattutto a livello difensivo, e anche il rientro di Khris Middleton non sembra aver portato la solidità e pericolosità che si pensava, in una squadra che vive e muore con le fiammate di Lillard e soprattutto di Antetokounmpo. Quando “The Greek Freak” è in serata (quest’anno viaggia a 32-11-6, numeri da playstation) Milwaukee può battere chiunque, ma è il resto della squadra che desta molti dubbi, e se su partita secca non partono mai sconfitti, ci sono diverse squadre (già solo nella Eastern conference) contro cui non reggerebbero il confronto in una serie playoff.
Atlanta Hawks
Per la squadra che sembrava avere il futuro più incerto di tutta l’NBA, la coppa è stata un punto di svolta, con la realizzazione di avere un nucleo di giocatori giovani e che si stanno trovando molto meglio di quanto previsto. La cessione di Dejounte Murray a New Orleans in estate ha portato ad Atlanta Dyson Daniels, giovane guardia che si sta rivelando un serio candidato al Premio di Difensore dell’Anno, e perfetto da inserire nello scacchiere di Quin Snyder accanto a Trae Young, stellare in attacco ma deficitario in difesa. Accanto a questi due, Snyder si sta godendo la crescita incredibile di Jalen Johnson, ala classe 2001 che già l’anno scorso si era messo seriamente in corsa per il premio di Giocatore più Migliorato, e che quest’anno sta dimostrando una completezza di gioco che potrebbe valergli una candidatura all’All-Star Game. La squadra della Georgia in coppa si è arresa in semifinale contro i Bucks, ma sembra che il processo di rebuilding per gli Hawks sia iniziato meglio del previsto, e che siano a poche mosse dal diventare una squadra di alto livello ad est.
Orlando Magic
La squadra della florida deve necessariamente rientrare tra le più grandi rivelazioni della coppa e della stagione NBA in generale. La squadra di Mosley, costruita negli anni principalmente tramite i draft, ha dimostrato una fiducia e una attenzione alle idee del coach che raramente si vede in una “players’ league” (come dicono da quella parte dell’oceano) come l’NBA. I Magic stanno giocando da ottobre senza Paolo Banchero, indubbiamente il loro miglior giocatore a soli 22 anni, e da qualche settimana senza Franz Wagner, il secondo violino che ha preso in mano la squadra dall’infortunio di Banchero. Ciò nonostante, la squadra ha dimostrato una attenzione nella metacampo difensiva e un impegno e prontezza da parte della seconde linee che raramente si vede, e che gli ha permesso addirittura di arrivare ai quarti di finale di NBA Cup e mantenere ad oggi uno stabile piazzamento in zona playoff. Il futuro dei Magic è tutto da scrivere, ma con Banchero, Franz Wagner e Jalen Suggs, la squadra è in ottime mani.
Chiaramente anche il lato ovest della coppa è stato movimentato, con Houston che si conferma una delle squadre più sorprendenti della stagione. Sfortunatamente per loro si sono scontrati contro un muro troppo più grande di loro chiamato Oklahoma City Thunder, che guidati da Shai Gilgeous-Alexander sono arrivati abbastanza in scioltezza fino in finale, dove sono crollati sotto i colpi dei Bucks e di Antetokounmpo. Si sono rivisti anche sprazzi di “vintage” Golden State Warriors, sconfitti ai quarti di finale proprio contro Houston con un fallo in attacco molto contestato negli ultimi di istanti di gioco, risultato poi decisivo ai fini del risultato.
La Western Conference si sta rivelando di livello altissimo quest’anno, quasi tutte le squadre hanno record superiori al 50% e anche quelle con un piazzamento play-in non possono essere escluse dalla corsa al titolo. Questo segue un trend di costante sbilanciamento rispetto alla Eastern Conference, con squadre che navigano posizioni medio-basse a ovest hanno record che ad est li farebbe qualificare direttamente ai playoff. Questo non vuole sminuire il lavoro fatto dalle franchigie rivolte all’Atlantico, quanto mostrare quanto l’NBA sia evoluta nel corso degli anni; ad oggi, infatti, i classici “superteam” in cui 2/3 superstar si coalizzano per vincere non funzionano più (alla Boston 2008 o alla Miami di LeBron-Wade-Bosh), ed è necessario costruire squadre organizzate e lunghe, in cui la differenza tra titolari e subentranti è minima e permette di essere competitivi per 48 minuti. Gli esempi ad oggi più chiari sono Boston e Oklahoma City, squadre ricche si di giocatori di alto livello, ma che sono stati o presi dai draft o acquisiti tramite trade e sviluppati internamente, creando squadre lunghe e con una chiara identità, spaventando la concorrenza nel presente e per i prossimi anni.