Lugano, così fa troppo male
La finalissima di Berna finisce 0-0. Ai rigori i bianconeri sprecano tre match point e poi perdono dopo una serie interminabile. Servette campione in un tripudio granata.

LA PARTITA
La finale di Coppa Svizzera 2024 tra Lugano e Servette, giocata allo Stadio Wankdorf di Berna, è stata una partita combattuta e ricca di emozioni, che si è conclusa sul punteggio di 0-0 dopo i tempi regolamentari e i supplementari.
A discapito delle reti bianche, ci sono state molti colpi di scena e ribaltamenti di fronte durante tutto il match. In generale, il Servette ha avuto in mano la partita per gran parte del tempo di gioco, non riuscendo però sempre a sfruttare il dominio.
Come di consuetudine, i ginevrini hanno puntato tutto sulla solidità, sulla fisicità e sulla compattezza. Con una tattica molto aggressiva, hanno neutralizzato parzialmente la fase offensiva sempre fastidiosa del Lugano.
I migliori tra le file dei granata, infatti, sono stati i due centrali Severin e Rouiller, che con una chimica perfetta hanno disinnescato le avanzate bianconere. Ottima la prova anche del compagno di reparto Tsunemoto, che si è dimostrato attento in fase difensiva e pericoloso con le sovrapposizioni. Davanti, il più insidioso è stato Kutesa, che con i suoi dribbling ubriacanti ha spesso messo in difficoltà Doumbia & co.
Il Lugano è andato a fiammate invece: un po’ sottotono rispetto al solito ma devastante nel momento in cui trovava spazio. È un paradosso che la migliore prestazione sia stata fatta da colui che ha fallito il rigore decisivo: Lukas Mai è stato un guerriero. Una muraglia, un gladiatore, un leader, un leone. Degne di nota anche le prestazioni di Grgic e Saipi (nonostante qualche incertezza su alcune uscite).
Renato Steffen fino al 120’ ha dimostrato per l’ennesima volta perché gioca in Nazionale ed è il top player di questo Lugano: è stato il trascinatore dei suoi con la sua forza e la sua esperienza (peccato per il rigore).
I RIGORI
I tiri dagli 11 metri oggi sono stati più crudeli che mai: si è verificata una delle serie più lunghe mai viste, con ben 24 rigori calciati.
I rigoristi sono stati quasi tutti impeccabili, tranne pochi; la cosa che ha fatto specie è stata la sequenza.
Dopo l’errore di Bolla, il Lugano ha avuto il primo match point della partita. Sul dischetto è andato romanticamente capitan Sabbatini. Ultimo tiro di quella che potrebbe essere stata la sua ultima partita in bianconero, la possibilità di regalarsi un finale epico e di ricambiare l’affetto ricevuto in queste settimane con una Coppa Svizzera. Purtroppo per il Lugano, il tiro del 14 è stato sbilenco e la palla è terminata alta.
Tutto pari. Ma il rigore dopo viene ancora fallito dal Servette con Tsunemoto. Altro giro altro match point. Questa volta sul dischetto si presenta il giocatore più pronto a questo tipo di situazioni: Renato Steffen. Il pubblico freme ed è sicuro, ma il numero 11 bianconero si fa parare il tiro, rimandando la conclusione della partita.
Si va avanti, segnano tutti e si arriva al decimo rigore. Sul dischetto Magnin, che se lo fa parare da Saipi. Di nuovo match point. Dagli 11 metri va Albian Hajdari, non esattamente un rigorista ma a quel punto il raziocinio ha abbandonato ogni presente allo stadio. Parte con il mancino ma calcia in modo prevedibile a mezza altezza, Mall neutralizza ancora.
A quel punto la serie è andata avanti, ma era chiaro a tutti come sarebbe finita: non si possono sprecare queste chance. Infatti, se esiste un Dio del calcio, ha punito il Lugano. Si riparte a calciare e Mai sbaglia, consegnando la Coppa Svizzera al Servette.

CONCLUSIONE
La sconfitta ai rigori è stata bruciante per il Lugano, che ha visto sfumare il sogno di conquistare il secondo trofeo in tre anni. Tuttavia, i bianconeri possono comunque essere orgogliosi della prestazione offerta in finale, dove hanno dimostrato di essere una squadra competitiva e di valore.
La partita è girata anche dopo le due occasionissime per Aliseda nei supplementari, una più clamorosa dell’altra.
I bianconeri recriminano anche per un dubbio tocco di mano nell’area avversaria, che probabilmente avrebbe dovuto comportare un penalty per i ticinesi.
Croci-Torti mastica amaro ma è consapevole che la stagione sia molto positiva lo stesso. Il gruppo che ha creato è unico, e punta solo a migliorare in vista della prossima stagione.
Lugano, ci vediamo la prossima stagione!