Lugano, cosa ci ha detto la partita col Servette?
I bianconeri chiudono con una sconfitta indolore contro il Servette (0-2) che lascia molti spunti per la finalissima di Berna.
Una piccola premessa
La partita non aveva nulla in palio. È una premessa che è doveroso fare, perchè l’11 sceso in campo ieri sera non è certo quello che solcherà il terreno del Wankdorf tra una settimana. Il Crus lo aveva detto chiaramente alla vigilia: i 90 minuti contro il Servette sarebbero serviti per avere delle risposte da quei giocatori con meno minuti in questa stagione. E di risposte, allora, ce ne sono state? Decisamente sì. In vista della finalissima, la partita di Cornaredo ha evidenziato aspetti tattici di cui fare assolutamente tesoro.
L’analisi tattica
I bianconeri scendono in campo con il 4-3-3 visto anche al Letzigrund: dentro Espinoza e Marques come terzini, Hajdari ed El Wafi coppia centrale e Capitan Sabbatini (alla sua ultima in casa, ndr) davanti alla difesa, con Macek e Nacho in posizione di mezz’ali. Davanti spazio a Vladi, fiancheggiato dagli esterni d’attacco Cimignani e Mahou. Weiler opta invece per il suo 4-2-3-1 con il ritrovato Tsunemoto esterno basso di difesa, la coppia mediana Ondoua-Magnin e il tridente Stevanovic-Cognat-Kutesa alle spalle di Guillemenot. Di fatto, ¾ della formazione ospite in campo è quella che con molta probabilità si vedrà al Wankdorf il 02 giugno.
Primo tempo
Al netto delle premesse iniziali, l’avvio dei bianconeri non è dei migliori: su un’imboccata rasoterra di Stevanovic, Guillemenot è freddo nel battere Berbic dopo solo 4 minuti. Una rete che condiziona il resto della gara, nonostante il Lugano provi sin da subito a fare la partita con il suo palleggio. I bianconeri sono piuttosto aggressivi in fase di pressing, disponendosi con un 4-1-4-1 che vede il Nacho Aliseda indiscusso protagonista: altissimo in fase di pressione, si porta sin sulla linea di Mahou e Cimignani assieme a Roman Macek, con capitan Sabbatini leggermente più arretrato. Lo stesso schieramento si evidenzia per il Servette, con Theo Magnin spesso e volentieri alto sulla linea del tridente offensivo e a supporto al trequartista Cognat. La fluidità tattica è la prima chiave di questa partita: un aspetto che è tanto un enorme merito del Crus quanto una caratteristica che accomuna anche i ginevrini. Gli ospiti infatti sono tonici e dinamici, anche più dei bianconeri, dal momento che l’11 in campo è di fatto quello titolare.
La parola “qualità” è quello che differenzia il Servette dal Lugano. Il Servette fa quello a cui ha abituato il Lugano per tutta la stagione: in fase di attacco, si nota innazitutto la grande spinta dei due terzini -Tsunemoto e Mazikou -, sempre pronti ad accompagnare e molto dinamici nel venire dentro al campo. Quando avanzano, la linea difensiva ospite passa a 3, con uno dei due mediani tra Ondoua e Magnin -spesso il primo- che si abbassa assieme ai due centrali di difesa quando l’altro si butta nello spazio. Questo permette al terzino di turno di sganciarsi e occupare la zona centrale di campo -come spesso visto fare a Valenzuela in questa stagione- e addirittura alzarsi al posto dell’esterno offensivo, che arretra al suo posto. In questo caso, la linea a 3 di difesa vede i centrali Severin e Bronn con l’ausilio del mediano Ondoua, con i terzini Mazikou e Tsunemoto alti dentro al campo a interscambiare di continuo la posizione con le due ali, Kutesa e Stevanovic, che quindi stringono centralmente permettendo a un frizzante Theo Magnin di alzarsi fin sotto alla punta centrale Guillemenot.
Grazie anche al movimento fluidificante di Cognat, trequartista che spesso arretra di qualche metro per aiutare la manovra di attacco, il Lugano va in difficoltà. I bianconeri sono troppo spesso imprecisi, anche solo nell’appoggio, e prediligono troppi tocchi di palla -soprattutto con Vladi e Mahou-. Il Servette pressa alto con un 4-1-4-1 e questo lascia spesso degli spazi per vie laterali che permetterebbero ai bianconeri di far male: difatti, Nacho gioca da pivot e si abbassa molto a prendere il pallone per trovare le corsie esterne e favorire le corse di Espinoza e Marques. Tuttavia, sono proprio gli errori tecnici di questa manovra -dall’appoggio allo scarico- che non permettono quasi mai al Lugano di essere pericoloso. I bianconeri sono anche disposti bene quando spingono a pieno regime, visto che il blocco Hajdari-El Wafi con lo schermo di Sabbatini consente a Macek di attaccare la profondità assieme a Nacho. Mahou o Cimignani vengono a turno dentro al campo per lasciare corsa ai terzini e favorire l’interdizione con l’altro esterno d’attacco e Vladi. Eppure, la manovra fa fatica a sfondare.
Buon merito di tutto questo è del Servette, che atleticamente sembra averne di più dei bianconeri e che in fase difensiva riesce a compattarsi molto velocemente con un 4-4-2 basso e stretto tra le due linee. Rimangono in avanti solo Guillemenot e Cognat come sottopunta: per il Lugano non c’è quasi mai modo di perforarli tramite palle alte. Se a questo si somma anche l’imprecisione tecnica, la mancanza di verticali e i tocchi di palla eccessivi per entrare in area palla a terra, ecco spiegato perchè la prima metà finisce sullo 0-1 per gli avversari.

Secondo tempo
Le danze del secondo tempo si aprono sullo stesso ritmo del primo. Il Servette è più tonico, il Lugano arrugginito da piccoli errori tecnici che ne sporcano la manovra. Ed è proprio da un errore che nasce lo 0-2 per gli ospiti: su una palla persa a metà campo, il Servette trova un micidiale contropiede che di nuovo Guillemenot trasforma in rete. A questo punto il Crus ricorre ai cambi: dentro Zan Celar e il ritrovato Hajrizi (a distanza di due mesi dall’infortunio a Losanna, ndr), fuori Espinoza e un impreciso Marques. Si passa quindi al meglio rodato 3-4-2-1 e la musica cambia in maniera netta.
In fase di costruzione, Sabbatini si abbassa sulla linea di Hajrizi e Hajdari, permettendo al braccetto di sinistra El Wafi di sganciarsi e interscambiarsi con Mahou. Questo crea più scompiglio nella metà campo avversaria, soprattutto perchè ora c’è un duo molto più qualitativo sulla sinistra sia per andare palla a terra che per cercare un riferimento fisico come Celar per vie aeree. Nacho continua a far partire il gioco fin dalla linea mediana, mentre Macek si rende sempre duttile in ambo le fasi. La mobilità del fronte d’attacco è ora migliore e permane anche con gli ingressi di Przybylko -utile in fase di copertura quando Macek va all’inserimento-, Reynolds e soprattutto Babic. Da quel momento il Lugano riesce a difendere anche meglio, arrivando a chiudersi persino a 5 grazie all’aiuto degli esterni e di un eterno Sabbatini ai 3 centrali.
Conclusioni e spunti
Quei pochi innesti dalla “panchina” danno nuova dinamicità al Lugano, complice anche il fatto che ora in campo ci sono giocatori con maggior minutaggio e che meglio conoscono certi meccanismi. Il tempo è oramai troppo poco per produrre in attacco: la partita è ben indirizzata e ha poco da dire sul risultato, che rimane invariato sullo 0-2 per i ginevrini. In ogni caso, i 90 minuti di Cornaredo hanno evidenziato aspetti positivi da tenere in considerazione per domenica, oltre che a ottimi spunti sull’avversario. La capacità di interdizione dei nuovi in campo assieme alla precisione tecnica possono di certo mettere in difficoltà una difesa sì organizzata, ma troppo poco impegnata. Un filtro sulla trequarti è inoltre quello che potrebbe far svoltare la gara, visto che durante la stagione il Lugano ha patito la mancaza di precisione nell’ultimo passaggio. D’altro canto, il Servette si è rivelata una squadra estremamente organizzata: come ha detto il Crus nel post-partita, se qualcuno aveva dei dubbi sulle loro qualità dovrà per forza di cose ricredersi. La loro fluidità tattica, il ruolo chiave degli esterni d’attacco -ben disposti al sacrificio e all’interdizione piuttosto che al goal-, la capacità realizzativa di Guillemenot, il ritmo, la verticalità e il ruolo chiave di Magnin nelle due fasi sono degli spunti molto utili di cui il Crus saprà sicuramente far tesoro. Perchè sinora ci si è solo scaldati: l’appuntamento con la storia è domenica 02 giugno, allo stadio Wankdorf di Berna, alle 14.00.