Dopo 120 minuti di spettacolo e adrenalina, la Spagna conquista la semifinale di EURO2024.

Spagna (4-3-3): Unai Simón, Carvajal, Le Normand, Laporte, Cucurella, Rodri, Fabián, Pedri (8′ Olmo), Lamine Yamal, Nico Williams, Morata. Ct: De la Fuente.

Unai Simón – 6,5: È come la meteo dell’ultimo mese. In generale, non è un portiere malvagio, ma pecca sempre di affidabilità, come nella folle corsa verso Havertz che lascia la porta sguarnita poco prima dell’1-1. I suoi riflessi gli consentono comunque di salvare due nitide palle-goal, prima su Havertz da pochi passi e poi su una grandiosa spizzata di Füllkrug. Nel complesso, è sempre reattivo.

Carvajal – 7: Mister 6 Champions League vinte è sempre una garanzia. Il recupero su Füllkrug è degno di chi ha navigato tanti mari tempestosi nella sua carriera. Inesauribile anche ai supplementari, prende un rosso sul finale che, col senno di poi, ci poteva stare.

Le Normand – 5,5: Partita modesta del difensore della Sociedad. Nel primo tempo stava per combinare un disastro su Havertz, ma per fortuna sua e della Spagna il fantasista dei Gunners non è un centravanti. Le troppe titubanze e il giallo gli costano la sostituzione all’intervallo.

Laporte – 6: Partita solida dell’ex City. Se fosse stato più reattivo su Wirtz, nell’azione del goal, avrebbe potuto anche andare a contrasto. Tiene bene il ritmo partita e nel primo tempo si vede anche in avanti.

Cucurella – 6: La faccia che fa dopo il mancato fischio di Taylor è quella di chi sa di averla fatta franca. A parte questo, è meno spumeggiante in fase d’attacco, anche perché la Germania di qualità davanti ne ha parecchia. Sull’azione del goal si fa saltare in testa da un non-gigante come Kimmich, ma è comunque attento ed energico per tutta la partita.

Rodri – 6,5: Il polmone instancabile di questa squadra. Arriva meno al tiro di quanto ci si aspetti, ma è sempre e comunque vitale nel raccordo tra difesa e attacco.

Fabián – 7: Il più verticale dei suoi. Cerca sempre l’imbucata, sia per vie centrali che esterne. Fa una giocata da capogiro in mezzo a 3 avversari che riassume l’europeo che sta facendo. A volte sbaglia scelte, ma mostra una classe davvero sopraffina.

Dani Olmo – 8: Precisione, fantasia, numeri, visione, tecnica e goal del momentaneo vantaggio. Se a questo si somma anche l’assist per il goal-partita di Merino, bisogna veramente togliersi il cappello di fronte alla qualità che sprigiona questo ragazzo.

Lamine Yamal – 7: Imprendibile, come sempre. Fa fatica a inizio partita, così come il suo compagno di merende Nico Williams, a causa della buona aggressività tedesca e di un Raum che sembra tenergli testa. Col passare dei minuti prende confidenza ed entra nel vivo del gioco. Tra 3 giorni farà 17 anni, ma intanto oggi ha confezionato il suo 3° assist nella competizione. Peccato non averlo visto anche ai supplementari.

Nico Williams – 6,5: La sua partita inizia leggermente più in salita rispetto a Yamal. È sempre ben braccato da Kimmich, ma non appena viene imbeccato da Rodri e Ruiz fa sempre tanta paura. Si muove meno dentro al campo di come ci ha abituati, ma nel complesso la prova è sufficiente.

Morata – 7: Duella, accorcia, fa sponde, calcia in porta. Attaccante completo, di livello mondiale e che sa giocare a calcio. Non lo si scopre oggi, ma ogni tanto è bene ricordarlo.

Nacho – 6: L’esperienza del veterano si fa sentire. L’asse madridista con Carvajal rende la difesa iberica più solida e sicura. Füllkrug ne mette alla prova la forza fisica, ma l’affidabilità non manca davvero mai.

Ferran Torres – 6: Con l’uscita di Nico e Yamal, è forse il migliore “contropiedista” che ha a disposizione la Spagna. Ovviamente è molto di più, perché dialoga bene coi subentrati su tutto il fronte d’attacco. Partita non scintillante, ma nel complesso molto positiva.

Merino – 7: L’uomo che non ti aspetti. Non è né Nico né Yamal nelle ripartenze, ma è molto abile nell’uscire tra le linee tedesche e fare sponda. Il goal lo glorifica, gli regala i titoli dei quotidiani e manda la Spagna in semifinale.

Oyarzabal – 6: Non entra benissimo, il ruolo da prima punta proprio non gli calza. È il classico attaccante da rifinitura, al massimo un giocatore “da incursione”. Ci prova dalla distanza, poi quando entra Joselu si abbassa, lo lascia prima punta e allora ecco che ritrova la posizione ideale.

Joselu – 6: Entra in campo e gioca dietro a Oyarzabal. Si vede poco ma partecipa alla manovra.

Ct: De la Fuente – 6: Quando i cambi dalla panchina portano al goal vittoria puoi essere solo celebrato. Ha il merito di aver portato con sé i suoi fedelissimi, quelli dell’europeo under 21 vinto a Udine nel 2019 proprio contro la Germania. Il risultato? Finora lo hanno ripagato tutti. Tuttavia, i cambi di Yamal, Nico Williams e Morata sono prematuri e avrebbero potuto costare molto caro alla squadra. Scelte azzardate, ma poi Merino ci mette la firma e tutto passa in secondo piano.

Germania (4-2-3-1): Neuer; Kimmich, Rüdiger, Tah, Raum; Emre Can, Kroos; Musiala, Gündogan, Sané; Havertz. Ct: Nagelsmann.

Neuer – 6,5: Molto più sollecitato rispetto al collega Unai Simon, ogni tanto sulle ribattute nei tiri dalla distanza e nei riflessi mostra qualche piccola incertezza. Sui goal poteva fare ben poco: le responsabilità sono di altri. Un campionissimo che comunque, anche quando il vento tira forte, dà sempre sicurezza e affidabilità.

Kimmich – 7,5: La versione “guardiolana” di Joshua è servita. Nel primo tempo gioca quasi da ala, con Sané che scala verso il centro. Il passaporto è tedesco, ma è un coltellino svizzero che fa praticamente tutto: tiene benissimo Nico Williams, va a contrasto, spinge e fa anche l’assist per l’1-1 di Wirtz.

Tah – 6: Partita rocciosa. Non è mai pulitissimo negli interventi, eppure riesce quasi sempre a essere efficace. Nel complesso, ha disputato un ottimo europeo.

Rüdiger – 5: Il voto insufficiente è legato al sanguinoso errore che costa l’eliminazione della sua squadra. Fino a quel momento era stato impeccabile, anzi nei supplementari era uscita tutta la sua foga agonistica. L’errore è grave, specie per uno del suo livello (e lui lo sa).

Raum – 6: Partita difficile la sua, perché non viene quasi mai aiutato nel raddoppio su Yamal. Se a questo si aggiunge che è ammonito e che non può commettere fallo, ecco che il goal arriva dalla sua parte. Impreciso e legnoso. Esce proprio per l’ammonizione.

Gündogan – 5,5: Non la miglior versione del fantastico centrocampista che ha incantato City e Barcellona. Prova a fare da interdizione assieme a Kroos, che così come lui soffre l’atletismo spagnolo. Sostituito senza aver lasciato il segno.

Kroos – 6: Aver assistito all’ultima partita di Toni con la maglia della sua nazionale e durante un europeo giocato a casa sua è un onore per chiunque ami il calcio. Il 6 politico si lega a questo, per la stupenda carriera che ha costruito e per i grandiosi successi che ha ottenuto. Questa sera però è nervoso, precipitoso e “legna” come non ci ha mai abituati. Ha certamente vissuto serate migliori, specie sul fronte creativo. È davvero eroico nel difendere da ultimo uomo e duellare con capitan Morata su ogni pallone. Meritava quantomeno di giocarsela ai rigori. Grazie di tutto, Toni.

Sané – 5: Da tempo oramai è l’ombra di sé stesso. È inconsistente e lontano dalla linea laterale, dove può e deve fare la differenza. La speranza per lui, per il Bayern e per la Mannschaft è che possa tornare al livello che era.

Can – 5: Così come Gündogan, non disputa la sua miglior partita. Arrugginito e poco reattivo, non riesce a essere lo schermo tonico che serviva per questa partita.

Musiala – 8: Altro piede, altra classe, altro passo. Non molla mai, anche quando il punteggio e il cronometro non sono dalla sua parte. È il fulcro, assieme a Wirtz, da cui questa squadra deve provare l’assalto al prossimo mondiale.

Havertz – 5,5: Inizia la partita da centravanti che non è, poi passa a trequartista dopo l’ingresso di Füllkrug. Centra la porta di testa su un cross di Kimmich, ma per il resto spreca davvero troppo.

Wirtz – 7,5: L’uomo della provvidenza. Cerca sempre di essere al centro del gioco e lo si vede nell’atteggiamento. Chiede palla, dribbla, crea spazi e svaria su tutto il fronte offensivo. La rete del pareggio è un inno alla gioia, anche se alla fine non è bastato. Il futuro è lui.

Andrich – 5,5: Lo sguardo da lanzichenecco c’è, l’attenzione un pochino meno. Stavolta non c’è nessun sacco di Roma – come quello di cui è stato artefice col suo Leverkusen in Europa League qualche mese fa -, ma al contrario un rapace Dani Olmo che gli scivola davanti per il goal del vantaggio. Non riesce a entrare bene e alzare il baricentro come vorrebbe Nagelsmann. Appena riceve palla non esita a tirare e fa bene, ma non è sempre la miglior scelta. Più solido nei supplementari, si abbassa sin sulla linea difensiva per aiutare.

Mittelstädt – 6,5: Entra al posto di Raum e fa meglio. Molto più preciso nei cross, ma si innervosisce troppo sul finale. Attento su Ferran Torres.

Füllkrug – 7,5: Il centravanti che non esiste più. Arriva sempre sulle palle alte e fa quasi reparto da solo. Sfortunato sul palo, perché si era liberato alla grande di Nacho. Ha meno tecnica di altri suoi compagni e si vede quando spara in curva un’ottima imbeccata di Wirtz su ripartenza. Fa trattenere l’urlo a 85 milioni di tedeschi sul cross di Müller al 3° di recupero del secondo supplementare. E se cominciasse a partire titolare?

Müller – 7: Stoico, Thomas. Leadership e presenza in area sono sempre state le sue caratteristiche migliori, oltre al goal che stasera non arriva. Sporca palloni e aiuta a metà campo con tanta generosità.

Anton – 6: Fa quello che deve fare, ovvero una buona guardia – soprattutto su Oyarzabal.

Ct: Nagelsmann – 7: Cosa bisogna dirgli? Ha giocato a viso aperto con una delle nazionali più forti al mondo. Ha impostato un atteggiamento e un pressing aggressivo, riuscendo a contenere bene il palleggio delle Furie Rosse e mettendo in campo i giocatori che potevano dare qualcosa in più nei momenti giusti. Ha imposto il suo gioco in soli 10 mesi (subentrato a Flick nel settembre 2023, ndr), senza snaturare gli automatismi dei giocatori leader. Ha dato spazio ai migliori giovani della Bundesliga e costruito le solide basi per un futuro brillante. La Germania, con lui, è davvero in ottime mani.

ARBITRO: Anthony Taylor (ENG) – 4: Here we go again, Anthony. Il 45enne inglese, protagonista della dibattutissima finale di Europa League a Budapest nel 2023, vive per l’ennesima volta una serata storta (chiedere a Mourinho, ndr). Il metro di giudizio varia nel corso della partita, mentre la severità dei cartellini sembra quasi impari nella fase iniziale. Poi arriva l’episodio del rigore, in cui la mano di Cucurella su tiro di Musiala è larga e meritava quantomeno una revisione al VAR.