COPA AMÉRICA 2024: MURAGLIA DIBU, ARGENTINA VA IN SEMIFINALE

L’Albiceleste supera l’Ecuador nella lotteria dei rigori, dopo una partita più che sudata.

Al NRG Stadium di Houston va in scena il primo quarto di finale della Copa America, partita tra Argentina ed Ecuador che ha regalato tante emozioni e che ha fatto tremare migliaia di persone. La Scaloneta è riuscita a superare con grande difficoltà la Tricolor, in una partita dove la squadra campione del mondo non si è vista dominante ma bensì dominata per lunghi tratti del gioco, come poche volte si è visto.

DIBU MARTÍNEZ SALVATORE DELLA PATRIA… ANCORA UNA VOLTA

Come nella finale del mondiale 2022, a decidere le sorti della propria nazione ai rigori è stato proprio el “Dibu” Emiliano Martinez, salvando un Argentina non perfetta e che ha sofferto per tutta la partita, contro tutti i pronostici. Squadra di Lionel Scaloni che sin dall’inizio della partita non sembrava brillare come nelle partite dei gironi, la pressione alta dell’Ecuador e le condizioni pietose del campo di gioco, non hanno permesso alla squadra albiceleste di giocare a proprio modo. Nonostante il goal trovato alla mezz’ora del primo tempo, Messi e compagni non hanno mai lasciato l’impressione di avere le redini del gioco in mano, poca lucidità in mezzo al campo, dove la maggior parte della partita è stata combattuta, e squadra visibilmente stanca già nella metà del secondo tempo, nemmeno l’ingresso in campo di un “game changer” come Julian Alvarez è servito per cambiare le cose.

Il goal subito al 91esimo ha gelato tutti gli argentini presenti allo stadio, e non solo, con la paura di un epilogo non pronosticato, una paura che però Emiliano Martinez non aveva, perché in questo momento un para rigori ai suoi livelli non ce ne sono e la pressione psicologica che riesce a porre ai giocatori in procinto di battere non è quantificabile, il portiere dell’Aston Villa si è rivelato ancora una volta uno dei leader della nazionale campione d’America e del Mondo e dimostra di essere uno dei portieri più forti al mondo nonostante tutto l’odio riversato dai suoi rivali nei suoi confronti.

ECUADOR, “FRENTE EN ALTO CON ORGULLO”

Caicedo apre per Yeboah, Yeboah rientra e mette la palla in mezzo, Kevin Rodriguez incorna e mette la palla in rete al minuto 91. A questa azione 20 milioni di ecuadoriani si sono uniti in un solo grido “Goal”, un urlo che rappresentava speranza, felicità e rivalsa di un popolo che ha sempre visto la propria nazionale cadere nei momenti più importanti, e che per qualche minuto ha lasciato l’illusione che questa potesse essere la volta buona. Un Ecuador che da questa partita non esce a testa alta, ma altissima, una prestazione da parte della tricolor che non si vedeva da tempo ormai, la migliore sotto la regia di Felix Sanchez Bas, una squadra unita, corta e stretta per tutta la partita, con la mentalità di voler controllare il gioco e non di difendere ad oltranza, come molti potevano immaginare. La figura della partita è stata Moisés Caicedo, dappertutto nel campo, instancabile e sempre con la mente lucida, una prestazione che incorona il suo grande torneo, in generale tutta la squadra ha funzionato: Offensivamente Sarmiento è stato il giocatore più pericoloso della Tri , cambi di direzione e dribbling ubriacanti che hanno fatto penare i difensori dell’Argentina, dai suoi piedi e quelli di Moisés sono nate le azioni più pericolose; Difensivamente, ad eccezione del goal subito, si sono mostrati solidi senza quasi mai subire azioni da goal chiare.

I ragazzi di Felix Sanchez sono stati bravi anche a non mollare dopo il rigore sbagliato dal proprio capitano Enner Valencia al 60esimo, un errore che poteva affondare psicologicamente una squadra giovane come quella dell’Ecuador, che però ha dimostrato di avere fegato da vendere e strappare un pareggio all’ultimo.

L’amarezza rimane, soprattutto dopo una prestazione del genere, schiacciando una squadra che poche volte ha trovato così tante difficoltà, ma si sa la lotteria dei rigori è sempre crudele, il popolo ecuadoriano dovrà ancora aspettare il proprio momento e deve essere orgogliosa dei propri ragazzi, la generazione d’oro sta pian piano prendendo forma e con giocatori giovani di queste qualità, un giorno, non oggi non domani, ma un giorno, arriverà il tanto desiderato trofeo.