Real Madrid (ancora) campione d’Europa!
Nonostante un ottimo Dortmund nel primo tempo, il Real Madrid conquista la Champions numero 15 della sua storia. Saluti per Kroos e Reus.
La tanto attesa partita a Wembley inizia con un’inaspettata lunga interruzione dovuta a un’invasione di campo. Questo imprevisto ha subito creato un clima di tensione e attesa.
La prima grande sorpresa della finale riguarda il portiere: Ancelotti sceglie infatti Tibot Cutuois tra i pali al posto dell’ucraino Lunin, titolare per praticamente tutto il cammino europeo dei blancos. La strategia dell’allenatore del Real Madrid sembrava chiara sin dai primi minuti: esercitare un pressing feroce sulla difesa avversaria e sfruttare la dinamicità di Bellingham tra le linee. Tuttavia, questo piano non è andato a buon fine durante i primi 45 minuti.
Edin Terzić capisce subito lo spazio che si crea quando Carvajal e Valverde salgono in attacco. Infatti, il giocatore più veloce della Bundesliga, Adeyemi, riesce a lasciarsi alle spalle i 2 giocatori madridisti ogni volta che riceve palla nello spazio.
È proprio sull’occupazione dei metri che si creano tra gli spagnoli che il Dortmund costruisce le numerose occasioni del primo tempo. Se sulle fasce i gialloneri sfondano con la tecnica di Sancho e le corse di Adeyemi, per vie centrali il Real soffre sia la superiorità numerica dei gialloneri che la loro verticalità nel gioco. Il baricentro alto, con Valverde e Camavinga spesso a supporto di Jude Bellingham sulla trequarti, è una delle chiavi del primo tempo. Da qui nascono le imboccate per lo scoppiettante Füllkrug, vicino al goal in due occasioni a causa di una difesa alta e distratta, specie con Toni Rudiger.
In attacco il Real fatica, con Vinícius Jr. sempre raddoppiato grazie a uno strepitoso e intramontabile Mats Hummels. Con Bellingham opaco in fase di rifinitura e Rodrygo poco ispirato, il primo tempo si conclude a con zero tiri in porta per il Madrid e su uno 0-0 che avrebbe potuto benissimo premiare il coraggio della formazione di Edin Terzic.
Dopo gli errori tattici commessi, la squadra del Re può sicuramente considerarsi fortunata ad aver chiuso il primo tempo con la porta inviolata. Infatti, il primo tiro del Real arriva a inizio del secondo tempo su punizione calciata benissima da Kroos, che impegna il portiere rossocrociato Kobel. Da quel momento in poi, la partita diventa più bilanciata: probabilmente a causa della stanchezza dei tedeschi, o forse di qualche accorgimento da parte dell’allenatore italiano, ma sta di fatto che Il Real Madrid comincia a guadagnare metri, a coprire meglio il campo e ad accorciare meglio anche quando perde palla.
Dal 70’ minuto infatti, le dinamiche sono completamente cambiate. Le velocissime ripartenze degli uomini di Terzic sono diventate prolungati momenti di possesso palla per rifiatare, mentre il Real tira fuori quello che sul manto erboso si chiama “esperienza”. Ed è così che Carvajal, dopo aver sfiorato il vantaggio pochi minuti prima, con un colpo di testa su corner battuto da Kross, sigilla la rete dello 0-1.
Il Borussia accusa la stanchezza e col passare dei minuti diventa meno lucido anche nel creare occasioni. Il All’82’ arriva (a sorpresa) il colpo di grazia: Maatsen perde un pallone sanguinoso sulle trequarti, che Rodrygo serve sui piedi di Vinicius Jr. Il brasiliano stoppa la palla a seguire con la sicurezza di chi va a calciare un rigore senza portiere e firma il 2-0 finale, inscrivendo anche il suo nome nel tabellino dei marcatori nella partita più attesa dell’’anno.
L’incubo diventa realtà quando Füllkrug segna quella che sarebbe stata la rete della speranza senza accorgersi però di essere fuorigioco. La disperazione dei giocatori della squadra tedesca e dei tifosi è comprensibile. Soprattutto considerando l’ottimo primo tempo.
Ancora una volta l’esperienza prevale sul bel gioco. Anche questa volta, la coppa delle grande orecchie appartiene ai merengues: per il Real Madrid è il trofeo numero 15 della sua storia, con Re Carlo Ancelotti che sale a quota 5 tra Real e Milan. La serata di Wembley fa calare il sipario su 2 grandi tedeschi del calcio mondiale: il primo è Toni Kross, all’ultima con i blancos, che saluta il calcio professionistico dopo 10 stagioni in Spagna a suon di trofei; il secondo è Marco Reus, che chiude la sua carriera con la maglia del Borussia Dortmund senza un trofeo che avrebbe largamente meritato prima dell’addio.